Quest’estate lo storico va a ruba…
Come una raffica di mitragliatrice in due mesi Franco Forte ci ha offerto “Gengis Khan”, “Ira Domini” poi, come se non bastasse, la bella antologia Mondadori farcita di grandi scrittori dello storico (“Anno Domini”)…
E subito un gran successo. Cosa ti porta a privilegiare il romanzo storico, in questo momento in cui i thriller e i romanzi in circolazione sono soprattutto legati all’attualità?
Credo che lo storico sia un genere senza tempo, capace di affascinare i lettori in modo universale. Parliamo della nostra storia, del nostro passato, dei momenti che hanno segnato le grandi svolte dell’umanità, e degli uomini che queste svolte le hanno guidate, costruite, a volte imposte. Sono poi convinto che affrontare un viaggio nella storia non significhi distaccarsi dalla contemporaneità, tutt’altro. È attraverso lo studio del passato che dovremmo poter comprendere e decifrare meglio il presente. Un esempio? Ecco cosa scrisse Catone quasi 2000 anni fa: “I ladri di beni privati passano la vita in carcere e in catene, quelli di beni pubblici nelle ricchezze e negli onori”. È forse cambiato qualcosa, dall’antica Roma a oggi? A leggere Catone non mi pare. E dunque dovremmo chiederci perché la storia si ripete. Dovremmo indagare su ciò che è accaduto nel passato e prenderne spunto per evitare gli errori d’oggi, che segnano la nostra vita e le pagine di cronaca nera dei giornali. Motivo per il quale l’abbinamento thriller e storia è sempre più attuale, interessante e capace di sorprenderci.
Gengis Khan un mito, personaggio di favola e “baubau”. Sei tornato con una fiction sulla sua vita leggendaria. Cosa ti affascina di più in lui?
La mentalità aperta, ecumenica. Mai nessun imperatore è stato come lui. La sua legge era chiara: i popoli assoggettati possono continuare a professare la religione in cui credono, purché non cerchino di imporre la loro agli altri; possono continuare a crescere nella propria cultura, purché questa non sia in contrasto con le leggi amministrative dell’impero. Dopodiché, chi sbagliava pagava, e molto duramente, ma almeno una possibilità era data a tutti. Nessuna prevaricazione senza una logica, ed è per questo che il suo impero, seppure così vasto (oltre 6000 chilometri da una parte all’altra), è sempre stato tranquillo, senza rivolte interne e inutili spargimenti di sangue.
Avevi già pubblicato nel 2000 la prima versione del tuo Gengis Khan , che poi fu adattata per una fiction televisiva di Rete 4, Mediaset, andata in onda nel 2004. Quanto e come è diversa dalla prima questa nuova versione?
Il Gengis Khan doveva uscire inizialmente in tre volumi nella collana “I Faraoni” di Mondadori, dove era già uscita la serie di Ramses di Christian Jacq. Poi la collana chiuse, e il mio romanzo venne accorpato in due volumi, usciti in un’edizione da edicola. Adesso, dopo 14 anni, finalmente sono riuscito a pubblicarlo in un unico volume negli Oscar Bestseller, eliminando diverse parti che non mi convincevano (la versione per “I Faraoni” doveva essere più “leggera”, sullo stile di Ramses) e integrandone altre che erano rimaste fuori dalla versione in due volumi. In definitiva, lo considero a tutti gli effetti una novità, perché è stato tutto abbastanza riscritto e sistemato, e le parti nuove contano un centinaio di pagine.
Una novità da non perdere, lo confermo. E vedo che il tuo “Ira Domini” (una cinquecentesca indagine criminale a Milano) figura tra i libri da proporre ai lettori in home page Mondadori. Secondo la tua esperienza che genere di lettori decide di premiare un giallo storico?
Il pubblico più vasto, generico, universale. Lo storico è un genere letterario che non è un genere, cioè che non si propone solo a una ristretta fetta di pubblico, come potrebbe essere per il fantasy, la fantascienza, il romance. Tutti leggono storico, se il periodo o i personaggi di cui si parla piacciono. E nel mio “Ira Domini” torna una figura di investigatore particolarmente originale nel panorama del thriller internazionale (posso ben dirlo, dal punto di osservazione privilegiato in cui mi trovo, come direttore dei Gialli Mondadori), il notaio criminale Niccolò Taverna, una sorta di commissario di polizia, magistrato e tecnico della scientifica del 1500, che incarnava in una persona sola tutte queste moderne figure. Sfruttando tecniche di investigazione che hanno del sorprendente, se raffrontate a quelle che si usano oggi.
Eh già! Un vero RIS ante litteram. Con Niccolò Taverna hai scelto un personaggio seriale. “Ira Domini” è il tuo secondo romanzo che lo vede come protagonista. Quali sono le difficoltà e i vantaggi di un personaggio che ritorna?
È bello quando i lettori te lo chiedono con forza, come è accaduto per Niccolò Taverna. Un po’ meno quando il personaggio ricorrente ti ingabbia, costringendoti a scrivere solo di quello, o quasi. Per fortuna, io godo di una certa libertà di movimento, tant’è che adesso sto scrivendo il romanzo che uscirà nel 2015, dedicato a Caligola.
E noi l’aspettiamo, ma ora passiamo alla bella antologia di giallo storico “Anno Domini” pubblicata nei Gialli Mondadori è in edicola in questo mese di luglio. Bella, polposa, farcita alla crema con nomi di richiamo famosi o che lo diverranno: Altieri, Ancarani, Bonfiglioli, Colitto, Comastri, Fontana, Leoni, Montanari, Manfredi, Martigli. Una linea precisa.
L’editore ha condiviso la tua scelta. Pensi che il giallo Mondadori possa pubblicare presto altri racconti gialli storici? Si potrebbe pensare anche a romanzi oltre ai racconti?
“Anno Domini” è stata un felice esperimento, che sta andando davvero molto bene (l’antologia è quasi esaurita nelle edicole, dove ci resterà sino a fine luglio), soprattutto grazie alla qualità dei racconti contenuti, e per merito dei loro autori. La prossima mossa dovrebbe essere far atterrare l’antologia negli Oscar Mondadori, per portarla in libreria, e se questo passaggio andrà in porto come credo, allora si spalancheranno molte porte verso questo genere letterario. Partendo dai Gialli Mondadori per approdare poi nelle collane da libreria. Un percorso virtuoso che segna la qualità della narrativa italiana, che nulla ha da invidiare, almeno per ciò che riguarda il giallo storico, a quella anglosassone.
Ogni anno come sempre ci ritroviamo al Nebbia Gialla. E anche quest’anno ci sarà il Premio Nebbia Gialla, racconti inediti per il Giallo Mondadori. Vuoi dircene due parole?
Un momento importante per gli autori esordienti, per farsi leggere, per mettersi in gioco e per cercare di approdare nella collana storica dedicata al giallo in italia. Anzi, la collana da cui deriva lo stesso nome di quella letteratura (il giallo è tale perché le copertine dei Gialli Mondadori sono… gialle). Se si vuole cercare di intraprendere una carriera professionale come scrittori, allora bisogna provare a cimentarsi con premi importanti, che danno concrete possibilità di pubblicazione in collane di valore, come il Nebbia Gialla. Anche perché non c’è nulla, sul mercato, che possa fare concorrenza al Giallo Mondadori.