Non dico nulla di nuovo, lo so bene, ma non posso tacere: Ian Rankin sa scrivere. Anzi, sa raccontare. Ed è una differenza non da poco. Dalla sua penna di scozzese quasi cinquantenne, infatti, Ian Rankin non fa uscire solo vicende avvincenti, ma anche (e soprattutto) personaggi vivi e paesaggi reali.
Le quasi 500 pagine di Dietro quel delitto, il suo ultimo romanzo con protagonista l’irrequieto ispettore Rebus, corrono via veloci nonostante la trama elaborata e i tanti attori coinvolti. Perché di film, in questo caso, è giusto parlare. Colori, suoni, immagini vivide, canzoni. Emozioni.
Edimburgo sta per accogliere il G8 del 2005, ma John Rebus è costretto a pensare a tutt’altro perché nella boscaglia che circonda la “zona rossa”, inatteso e inquietante, compare un indizio che lo costringe a riaprire un vecchio caso chiuso con troppa premura. Al suo fianco troviamo il sergente Clarke, una collega sveglia ma, più che altro, una poliziotta motivata da interessi personali.
Rebus, qualche mese alla pensione e un fratello sepolto da pochi giorni, si ritrova fra le mani un fascicolo “scomodo”, uno dei tanti che gli sbirri dovrebbero archiviare sullo scaffale più alto e dimenticare per sempre. Come se tutto questo non bastasse, poi, a complicare la vita del nostro eroe dal “goccetto” facile arriva lo strano suicidio di un parlamentare che, nel bel mezzo di una serata di gala al castello di Edimburgo, decide di gettarsi nel vuoto.
Enigmi, falsi indizi, dimostranti in corteo, proclami al mondo: Rankin usa nel migliore dei modi tutte le armi a sua disposizione e confeziona un altro bel libro che, senza dubbio, merita di essere letto.