Quante vicende dimenticate dalla grande Storia si potrebbero raccontare! Soprattutto quelle di donne-eroine, che si sono introdotte a forza nel mondo degli uomini soltanto cent’anni fa, proprio nel periodo scelto da Ilaria Tuti per il suo “Fiore di roccia” (Longanesi, 2020) con le portatrici carniche e con questo commovente “Come vento cucito alla terra” (Longanesi, 2022) sulle Lady Doctors, le prime donne laureate in medicina a esercitare la chirurgia in un ospedale. Due libri che esaltano la forza narrativa di una delle migliori scrittrici italiane.
Donne combattenti per la libertà di essere se stesse, di esercitare i propri diritti civili, per essere accettate, rispettate e stimate: durante la Grande Guerra, in mancanza dei milioni di uomini al fronte, hanno potuto emergere dall’oscurità delle case dove erano relegate e uscire allo scoperto, lavorando anche in professioni vietate al sesso debole da sempre.
Cominciate alla fine dell’Ottocento, rinvigorite dopo la fine della seconda guerra mondiale, le lotte per l’emancipazione non hanno ancora fine: le donne del passato hanno pagato con la propria pelle e conquistato passo passo diritti impensabili per millenni, eppure ancora oggi non si è raggiunta una vera parità e basta poco per perdere quello che si è conquistato.
È cronaca di oggi, con la cancellazione del diritto all’aborto nella metà degli Stati Uniti o l’enorme perdita di lavorodelle donne a causa della pandemia: una diseguaglianza che sembra non finire mai.
Così come dimostrano le donne del libro di Ilaria Tuti, eredi delle lotte di chi le ha precedute, esempio per chi continuerà le loro battaglie, un monito a non abbassare mai la guardia.
Come in un’epopea in prosa, la scrittrice ci fa emozionare, fremere e commuovere, mischiando molti fatti e personaggi reali con la fantasia: la sua scrittura è forte e delicata, dolce o amara, tragica fino alle lacrime nel racconto della guerra in prima linea.
Ancora più coinvolgente oggi (2022) con un’altra guerra nel cuore dell’Europa, che mostra ogni giorno dai media l’orrore e la sofferenza. Più tecnologica e meno sanguinaria della prima guerra mondiale, quando la terra era imbevuta del sangue dei soldati e concimata dai loro corpi, ma altrettanto spaventosa per tutti coloro che l’hanno sentita esplodere senza preavviso, cresciuti in settant’anni di pace.
Un motivo in più per meditare su questo libro, canto dolente contro tutte le guerre, per odiare sempre più la guerra e quello che rappresenta, unendosi alla penna della Tuti che, scrivendo, partecipa alle sofferenze inaudite che la follia degli uomini continua a produrre.
Louisa Garrett Anderson, suffragetta e chirurga, e Flora Murray, suffragetta e anestesista, con un gruppo di dottoresse di varie specialità, aprirono in Francia il primo ospedale gestito da donne, per curare soldati feriti sul fronte di guerra, il Women’s Hospital Corps a Parigi e successivamente l’ospedale di Endell Street a Londra. Tra loro emerge la figura di Cate Hill, donna forte, indomita, che ha abbandonato lo status privilegiato per avere la figlia di un uomo che l’ha abbandonata e lavora nei bassifondi di Londra come ginecologa; sempre dilaniata dall’eterno dilemma femminile, lavorare e affermarsi oppure dedicarsi solo al ruolo di madre.
Un gruppo di donne, la seconda generazione di donne medico, che hanno operato una rivoluzione nel mondo maschilista del tempo, che ha fatto di tutto per osteggiarle e insultarle, nonostante gli indubbi, positivi risultati del loro lavoro di chirurghe. Ma, dato che il mondo femminile non usa armi che uccidono e non sparge sangue inutilmente, ma usa l’empatia e l’intelligenza emotiva, hanno introdotto la psicologia e il lavoro manuale creativo per curare le ferite della mente dei soldati piagati e mutilati, a pezzi nel corpo e nell’anima.
“Forse è questa apparente debolezza, che invece è la forza di scegliere sempre e a ogni costo la vita, a renderci schiave di chi invece non lesina l’oppressione….Non è la forza bruta a mancarci, ma il desiderio di usarla, perchè sappiamo che poi non saremmo più le stesse, e a noi stesse non vogliamo rinunciare, non del tutto”.
Contemporanea alla storia delle donne-chirurgo corre la storia degli uomini al fronte, nella macelleria del fronte occidentale nel 1914: al centro la figura del capitano Alexander Seymour, disgustato dalla guerra e profondamente coinvolto dalla sorte dei suoi uomini, soprattutto di alcuni, veri amici.
“Davanti alla devastazione di ogni principio, di ogni fede, sentiva tremare le ossa, ma non era soltanto una sensazione“.
Anche lui subirà l’amputazione di una gamba e con essa perderà parte delle convinzioni che aveva prima della guerra, frutto del suo mondo e del suo tempo.
Dopo il primo momento di ribellione all’idea di essere nelle mani di donne chirurgo, questi uomini troveranno cure per il fisico e benefici per l’anima proprio nei metodi rivoluzionari delle dottoresse, perfino nel ricamo, come creativa espressione delle proprie emozioni. Attraverso l’amicizia e la solidarietà potranno guardare al futuro, scegliere la vita a ogni costo.
“I venti di guerra avevano forse bruciato un’epoca che non sarebbe più tornata, nel bene e nel male, avevano sparso morte, ma anche i semi del cambiamento”.