Intervista a Paula Vene Smith

Il silenzio della Musa è il suo primo romanzo, ma so che in passato lei ha scritto e pubblicato diversi racconti. Com’è approdata alla scrittura?

Ho cominciato a scrivere racconti e poesie fin dalla prima infanzia, e pubblicato su giornali scolastici e riviste universitarie come The North American Review; niente mi piace di più di immaginare dei personaggi, e dar loro vita sotto gli occhi del lettore.

Il passaggio dal racconto al romanzo è stato pianificato o casuale?

Mi piace molto leggere romanzi (in particolare gialli) e ho sempre voluto scriverne uno. Purtroppo, l’insegnamento, e l’essere madre di due figli, mi hanno reso le cose difficili: ci vuole tempo, per scrivere un libro. Per questo, in passato, mi sono concentrata su opere brevi, racconti e poesie. Poi, i miei figli hanno acquisito una certa indipendenza, e io ho iniziato ad avere più tempo per scrivere; così è nato Il silenzio della musa.

Mi sembra ci siano grandi somiglianze tra la sua storia – dalla vita nella Romania di Ceauşescu (segnata da un capillare controllo politico, che gioca un ruolo di primo piano nel suo libro), all’interesse per il mondo dell’arte, e in particolare per Hammershoi- e quella di alcuni personaggi del romanzo. Quanto c’è di autobiografico nel suo libro?

Il mio trisnonno è emigrato in America dalla Danimarca nell’ 800, lasciandosi alle spalle i familiari. Tra loro c’era sua sorella Charlotte, una pittrice nubile che ha diretto una scuola d’arte femminile. La sua figura di donna artista nella Danimarca di quel periodo mi ha sempre incuriosito. Per quanto riguarda la mia storia, mio padre faceva il diplomatico, e noi vivevamo un po’ di anni qua, e un po’ là. Siamo stati a Bucarest dal ’79 all’ 81. Non ho mai studiato arte: così, per ricreare il mondo del romanzo, ho dovuto affidarmi all’esperto di Arte Scandinava di Sotheby’s, visitare musei in tre diversi paesi, e trascorrere numerose ore all’interno della British Library.

Vuole raccontarci il suo incontro con i quadri di Vilhelm Hammershoi?

Lo ricordo perfettamente: ero alla National Gallery, e mi sono sentita inspiegabilmente attratta da un quadro in particolare. Sarà stato per il contrasto tra le sue linee semplici e i colori sobri, e la brillante intensità delle altre tele. Mi sono avvicinata e ho letto il nome dell’autore e la dicitura “Interior, Copenhagen, 1899.” Mi è subito venuta in mente Charlotte, la sorella del mio trisnonno, che in quegli anni era a Copenhagen: la comunità degli artisti danesi doveva essere un circolo ristretto. Chissà, magari lei e Hammershoi si conoscevano, almeno per fama. Poi ho immaginato che la donna di spalle, ferma al centro della tela nel suo vestito nero, nascondesse un segreto. Ho deciso che volevo raccontare la sua storia, ricreando con le parole la potenza dei toni pittorici di Hammershoi.

Ci sono degli autori dai quali si sente influenzata?

Mi piacciono molto i romanzi di Andrea Barrett, i gialli di P.D. James e la letteratura poliziesca contemporanea, soprattutto scandinava: islandesi, svedesi e norvegesi affrontano tematiche sociali rivelando, nel contempo, la soluzione di un mistero.

Il suo libro concilia poliziesco, romanzo rosa e di formazione muovendosi su tre piani temporali e affidandosi a tre diverse voci. Tutto pianificato, o la scrittura le ha preso la mano? Fin dal principio, volevo che ci fossero tre voci differenti nel romanzo. Ho scritto i tre racconti (ognuno relativo a uno dei punti di vista) separatamente, e pensavo di lasciarli separati. Poi, un amico mi ha consigliato di alternare ambientazioni e punti di vista capitolo per capitolo. Ora il lettore si trova sotto gli occhi tre diverse storie che si evolvono simultaneamente, risolvendosi solo alla fine.

Pensa che il suo possa essere definito un romanzo di genere?

Il silenzio della Musa è un art mystery: rimanda a una tradizione di romanzi incentrati sullo svelamento di misteri sepolti all’interno di opere d’arte “straordinarie”, che affascinano i personaggi, spingendoli ad indagare.

Sta già scrivendo un secondo romanzo?

Sto lavorando a un romanzo ispirato alla strana potenza dell’antica poesia anglosassone. Ai lettori prometto segreti, tesori nascosti, indovinelli irrisolti, antica saggezza, uomini e donne in esilio ed eroiche battaglie. Come ne Il silenzio della musa, i protagonisti dovranno approfondire le loro conoscenze per scoprire verità da sempre sepolte dentro di loro.

fabrizio fulio bragoni

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