Fratelli, autori teatrali e televisivi, dirigono da dieci anni l’Accademia del Comico di Roma. Nel 2017 hanno scritto per la Newton Compton il primo giallo che vede come protagonista il libraio Ettore Misericordia, Nero Caravaggio, al quale fa seguito Rosso Barocco. I loro gialli nascono dalla volontà di unire il gusto per la leggerezza e la scrittura brillante con due grandi passioni: quella per i romanzi polizieschi e quella per la loro città, Roma, alla quale hanno dedicato altri due libri: A spasso nella Storia e S.T.Q.R. Sono troppi questi romani.
Li abbiamo intervistati per Milanonera e ci siamo fatti raccontare tutto sul loro ultimo lavoro.
Rosso Barocco segue il successo e l’apprezzamento del vostro romanzo precedente. In poche parole, ogni libro una conferma di pubblico e lettori. Come ci riuscite?
Grazie Antonia, Rosso Barocco è uscito da solo due mesi, è partito bene nonostante agosto sia un mese che presenta più svantaggi che vantaggi per la promozione, ora vediamo come va avanti!
Comunque, evidentemente il format che abbiamo creato, giallo+humour+Roma, funziona, sta a noi riproporlo scrivendo la terza indagine senza deludere i lettori.
Così come era successo in Nero Caravaggio anche in questo romanzo ritroviamo una Roma splendente di arte e cultura, ricca di opere dei maggiori maestri e culla del Barocco e del Rinascimento. Non vi sembra di puntare troppo sul passato e poco sul presente di una capitale che ha, in realtà, non pochi problemi?
La nostra serie è ambientata ai nostri giorni ma vuole racconta Roma in un’atmosfera atemporale, sospesa, “eterna” come spesso dice il luogo comune.
È anche un atto d’amore per la nostra città, anche perché il racconto che si fa spesso dell’Urbe non esce dalla visione da cartolina, tipo “La Grande Bellezza”, o di degrado, come raccontano le news anche per attaccare la nuova giunta. Roma in realtà è un unicum mondiale, una realtà a sé che sta in piedi da quasi 2800 anni e che vale la pena conoscere meglio, innanzitutto dai romani stessi, a cominciare dal suo immenso patrimonio artistico.
Il terzo romanzo, che stiamo scrivendo in questi giorni, però, abbandonerà gli scenari seicenteschi e quelli della storia dell’arte e vedrà protagonista un grande attore del Novecento.
Voi siete coloro che dirigono da anni l’Accademia del Comico di Roma eppure date vita a gialli che sono ricchi di suspense e costruiti in maniera ineccepibile. È vero che ogni tanto nei vostri romanzi si sorride ma la struttura del giallo classico rimane tutta. Pertanto, svelateci il vostro segreto nell’ amalgamare perfettamente i due registri.
Mistero! A parte gli scherzi, ci viene abbastanza spontaneo perché la leggerezza fa parte del nostro dna, veniamo da vent’anni di scrittura comica per il teatro, il web e la tv; certo l’equilibrio fra i vari registri si ottiene anche con il lavoro con e l’esperienza, cercando sempre di centrare e far maturare il nostro stile e di rimanere fedeli ai nostri modelli, i grandi giallisti a cavallo tra Ottocento e Novecento, da Conan Doyle a Rex Stout, nei quali lo humour trovava sempre lo spazio nella tensione investigativa.
Visto che siamo a farci confidenze, è possibile che il lettore possa capire le parti scritte da uno o dall’altro degli autori? C’è un indizio in questo senso nei vostri lavori?
La difficoltà più grande di scrivere in coppia per la narrativa probabilmente sta proprio nel creare uno stile unitario e di non fare in modo che il lettore abbia la percezione di qualcosa scritto da uno o dall’altro; deve avere la percezione che l’autore sia solo uno, ovviamente.
Anche qui è servito lavoro, pazienza ed esperienza per arrivare all’equilibrio che cercavamo.
Poi ci sono i trucchi del mestiere, ovviamente, e quelli non possiamo rivelarli!
Se doveste scegliere una sola frase di Rosso Barocco che possa rappresentare tutto il libro quale scegliereste?
“A Roma dove c’è Bernini c’è sempre anche Borromini”.
MilanoNera ringrazia Max e Francesco Morini per la disponibilità.
Qui la nostra recensione a Rosso Barocco