Sto per mettere insieme due libri che, all’apparenza, non c’entrano nulla l’uno con l’altro. Io invece credo che i titoli stabiliscano un legame tra loro. Cercherň di dimostrarlo.
Uno č un saggio: Abbasso la guerra! Voci di donne da Adua al Primo conflitto mondiale (1896-1915), di Mirella Scriboni (BFS edizioni, 15,00 euro). Il secondo č un romanzo, L’uso sapiente delle buone maniere, di Alexander Mc Call Smith (Guanda, 15,00 euro).
Alexander McCall Smith č stato professore di diritto all’Universitŕ di Edimburgo e ha inventato alcuni personaggi deliziosi come Precious Ramotswe, fidanzata del miglior meccanico di tutto il Paese e titolare della Ladies’ Detective Agency n.1, l’unica agenzia di investigazioni del Botswana con a capo una donna.
In questa nuova traduzione, appare invece un’altra “detective” donna, in missione “per caso” e per naturale curiositŕ: Isabel Dalhousie, direttrice della Rivista di etica applicata. Isabel č davvero un’investigatrice singolare, basti pensare a una frase che pronuncia: «Deve fare due cose… La prima č andare da sua moglie e perdonarla… Deve dirle che la perdona per quello che le ha fatto. Č suo dovere, come di tutti noi. Ci si presenta sotto forme diverse, ma abbiamo tutti il dovere di perdonare».
Ed č proprio qui che scatta il nesso con il saggio della Scriboni: McCall č evidentemente persuaso della consistenza “etica” delle sue detective donne, della loro volontŕ di ripianare i conflitti, di una loro implicita moralitŕ.
Mirella Scriboni, scrivendo un testo sull’opposizione delle italiane alla Grande guerra e alle conquiste coloniali, si inserisce in un filone di storiografia femminista che ha sempre sottolineato il presunto “pacifismo” delle donne. Il testo č molto interessante, soprattutto per il gran numero di documenti inseriti.
E c’č anche da dire che né nel titolo, né nel sottotitolo si parla di opposizione tout court delle italiane alla guerra (lo si insinua, in realtŕ, nella quarta di copertina). Purtroppo la successiva, fervida adesione al fascismo (e addirittura alla feroce Repubblica sociale italiana) avrebbe cancellato l’illusione di una naturale non bellicositŕ femminile.
Quello che perň il volume sottolinea (e in fondo lo fa anche McCall) č che, sull’etica, le donne hanno le loro opinioni, articolate e originali, che si affiancano con valore alle analoghe prese di posizioni maschili. Occorre soltanto riportarle alla ribalta e dar loro spazio.