Intervista a Roberto Centazzo. “Operazione Portofino” al NebbiaGialla

thRoberto Centazzo sarà al NebbiaGialla
Suzzara Noir Festival. Dal 3 al 5 febbraio
http://nebbiagialla.eu/

 

 

51c5VZQODhLScrive a ragione l’amico Marco Buticchi che:
«Il segreto vincente di questa Squadra speciale risiede nella sua “invecchiata” unicità.» Sei arrivato, riscuotendo grandissimo successo alla seconda avventura di Semolino, Kukident e Maalox. Un godibilissimo filone di commedia all’italiana destinato a fare strada. Quanto è stato piacevole ma complicato costruire una trama gialla tanto inconsueta?
È nata per caso, come tutte le idee che mi vengono per i romanzi. Pensa che dovevo scrivere un racconto di una quarantina di pagine per un’antologia e non riuscivo a partorire nulla. Poi un giorno, all’improvviso, mi è venuta l’idea di questa squadra di pensionati dai nomi divertenti. Ho iniziato a scriverla e non riuscivo più a fermarmi. Ho scritto di getto duecentocinquanta pagine, in un paio di settimane. L’ho spedita all’editore ed è subito piaciuta. Siamo alla quarta ristampa, ormai.

Hai incontrato nel tuo giro di lavoro personaggi che potessero prestarsi a fare da campione ai membri della tua squadra? Oppure te li sei inventati di sana pianta?
C’è costantemente un po’ di noi e di tutte le persone che ci circondano in ciò che scriviamo. Io dico sempre che i romanzi sono sempre autobiografici. Anche quando raccontiamo la vita di altri, ciò avviene attraverso la mediazione della nostra testa, del nostro modo di pensare, del nostro vissuto pregresso e dunque…

Non hai mai lasciato il tuo ambiente ligure per le tue storie. E i tuoi famosi vecchi protagonisti continuano di tanto in tanto a comparire a mo’ di cammeo anche nelle nuove storie. Quanto contano per te ambientazione, paesaggi, sapori e profumi locali?
Bisogna scrivere di ciò che si sa, di ciò che si conosce. Il lettore si accorge se lo stai ingannando, se hai scaricato da Google la mappa di una città o se la conosci per esperienza diretta. E per me il lettore è sacro. Non bisogna prenderlo in giro. Ma come ben sai, non indugio sulla descrizione di vie, strade, piazze, fontane e monumenti. Scrivo romanzi, non guide turistiche. E tutti quei cliché che ormai sono di moda nei romanzi gialli io non li uso, la ricetta di cucina, la descrizione minuziosa del luogo… mi sono stufato come lettore di romanzi fatti con lo stampino e come me tanti altri.

Quanto la tua professione ha influito nella scelte delle tue trame?
Quale professione? Scherzo. Io detesto l’etichetta poliziotto/scrittore, per vari motivi che sarebbe lungo spiegare. Influisce sì, trentadue anni di esperienza in Polizia non sono cosa da poco. Faccio anche il consulente per le indagini e tecniche investigative per i romanzi scritti da altri e questo mi gratifica molto.

Stavolta con Operazione Portofino, cambiamo palcoscenico. E voilà: donne, carosello di auto di lusso, intercettazioni telefoniche e caccie al ladro, tra Portofino e Costa azzurra. A Ferruccio Pammattone, udinese, capelli rossi, una quercia di due metri, ex sostituto commissario e vice dirigente alla Squadra mobile, Eugenio Mignogna, baffetti e pancetta, molisano ex sovrintendente alla Scientifica e Luc (per colpa dell’impiegato all’anagrafe) Santoro, magro e scattante, genovese, ex assistente capo all’Immigrazione, amici per la pelle dal 1975 all’ingresso in polizia e ohimé congedati per limiti d’età, non resta che tornare in azione. Ma in realtà qual è la molla? Noia? Voglia di rimettersi in gioco?
Voglia di vivere. La vita va vissuta di giorno in giorno, ogni attimo. Il segreto è non annoiarsi mai. La pensione non è un traguardo, il vero traguardo è riempire i giorni di cose che amiamo, di cose che ci piace fare. Non dico che sia la formula della felicità ma quasi. Loro amano fare indagini, ce l’hanno nel sangue. I miei romanzi sono stati definiti Gialli/Commedia, in realtà racconto spaccati della nostra società. Nel primo romanzo mi sono occupato del mondo dei derelitti di coloro che vengono sfruttati dalla criminalità organizzata per vendere merce contraffatta, in questo secondo episodio parlo dell’altra faccia della medaglia, del mondo fatto di apparenze di coloro che vogliono vivere al di sopra delle loro possibilità e hanno il Rolex ma è una patacca, hanno l’auto di lusso ma è rubata…

La tecnologia dilaga e un nuovo personaggio, Boero, il genio dell’intercettazione, compare in questa nuova avventura “centazziana”. Quanto conta al giorno d’oggi la possibilità di ricorrere ai mezzi moderni per incastrare i malviventi?
Personaggio vero, ovviamente sotto falso nome, che ringrazio per la preziosa consulenza. Come racconto nei miei romanzi la tecnologia è importante. Per fare le indagini ci vogliono due cose: soldi e tempo. Soldi perché le apparecchiature per le intercettazioni costano, parecchio, e tempo perché per seguire un’indagine ce ne vuole molto. Sovente mancano sia i soldi che il tempo e spesso per una ben precisa volontà politica.

Stavolta approfondisci maggiormente i tuoi personaggi. Ci sono problemi affettivi per Pammattone, nostalgie per Santoro e sogni nel cassetto per Mignogna. E una scenografia giornaliera fatta di tanti particolari consueti. Quanto conta per te la dimensione umana?
È importantissima. Chi scrive racconta di vite, di esistenze. Non a caso ho scelto la dimensione della commedia. Nella detective/comedy il delitto c’è, sicuramente ma è il contorno la parte più importante, il tessuto sociale in cui si dipana la vicenda. La commedia, non dimentichiamolo, è un’opera atta a suscitare il riso ma anche a far riflettere.
Nella serie “Squadra speciale Minestrina in brodo” il crimine passa in secondo piano, per lasciare il posto all’ironia, ai toni grotteschi della farsa talvolta, nel solco della tradizione della commedia all’italiana, quella resa grande da Steno e Monicelli, quella dell’epoca di Totò e Aldo Fabrizi. Non mi sono mai piaciuti i protagonisti supereroi, che sanno tutto, che alla fine diventano macchiette. Utilizzo un tono ironico che però non impedisce, sotto l’apparenza leggera, di fare riferimento a molteplici temi sociali: dallo sfruttamento degli immigrati clandestini, al mondo dell’apparenza e superficialità, alla necessità reinventarsi una vita quando si è in pensione, ma tutto sommato si è ancora giovani, alle mille difficoltà burocratiche e pratiche che devono affrontare i poliziotti durante lo svolgimento del loro lavoro.

I tuoi “nostri eroi” alla fine sbrogliano ancora una volta la trama criminale. Per quanto ancora credi continueranno generosamente a lavorare come matti per poi attribuire il merito delle loro indagini agli altri?
Non so, spero per molto tempo. Finché mi divertirò a scrivere.

Conduci da quattro anni con Marco Pivari la fortunata e seguitissima trasmissione radiofonica Noir is Rock. Quanto pensi che possa pesare sul tuo meritato successo l’ottima visibilità che la trasmissione ti ha dato?
Credo che la fortuna del programma dipenda dalla “leggerezza” che non significa affatto superficialità, un po’ come avviene per i miei romanzi. Sai com’è nato il programma, attualmente in onda in mezza Italia su una decina di emittenti? Da un’idea folle. In radio funziona soltanto la musica commerciale, il rock è una musica di nicchia. Altrettanto può dirsi per i gialli. Le interviste annoiano. Tutte le trasmissioni che parlavano di gialli hanno fallito. Allora Mister Rock (Marco Pivari) ed io, che ci conosciamo da quando siamo nati, abbiamo detto: inventiamo una trasmissione in cui intervistiamo gli autori di Noir e intercaliamo l’intervista con della musica rock. Idea che avrebbe dovuto fallire dopo due puntate e invece è stata accolta con successo a va avanti da quattro anni. Il fatto è che noi, Marco Pivari e io non ci prendiamo sul serio. Il clima è goliardico, ma io prima di fare l’ intervista leggo il libro dell’ospite, a volte anche più di uno e Marco Pivari che è un esperto di Rock, a volte finge di non ricordare la data di pubblicazione di un brano, velatamente prendendo in giro tutti quei DJ che snocciolano nozioni come fossero a scuola e fanno la lezioncina.

E ultima scontatissima domanda. Ancora “Minestrina” per la prossima avventura?
Minestrina forever. Ma anche altro: è pronta la nuova avventura di Toccalossi, sto ultimando una favola, dei racconti per alcune antologie e una commedia musicale. Grazie dell’intervista.

Grazie a te!

Patrizia Debicke

Potrebbero interessarti anche...