Il titolo non gli rende pienamente giustizia. Perché una volta letto, risulta quasi impossibile ridurre “Assassinio nel Palazzo del governo” a uno dei tanti thriller politici acchiappa-lettori. Si potrebbe se ci si fermasse alla superficie, all’indagine che smuove la narrazione: la morte del Segretario generale del Consiglio dei ministri, braccio destro della nuova Premier Eva Starova. Il cadavere è stato rinvenuto negli uffici del Palazzo del governo di Tirana. Ufficialmente per un infarto, ma qualcosa non torna, almeno secondo la Premier che incarica l’amica Beti Duka di svolgere delle indagini segrete, affidandole un ruolo di copertura nel governo: in qualità di consigliera per la Cultura, Beti parteciperà a un progetto dell’Unesco che la porterà a viaggiare per i Balcani in compagnia di un gruppo di colleghi, tutti potenzialmente sospettati. La aiuterà il fratello Genti, investigatore privato, a cui è particolarmente legata anche per il grande dolore che li unisce: erano ancora bambini quando in una fredda sera i loro genitori si sono allontanati da casa senza far mai più ritorno. Erano gli anni della dittatura di Enver Hoxha, quando in Albania imperversava il comunismo: la vita che si fa Storia ed entra nella quotidianità, nel destino delle persone modificandone il corso.
“Assassinio nel Palazzo del governo” dunque non si esaurisce nella spy-story, nelle indagini: entrando più in profondità ne emerge lo spirito più analitico, riflessivo. Un affresco della politica di ieri e di oggi, delle dinamiche che la governano (quelle evidenti ma anche e soprattutto le occulte), del sistema di interessi e speculazioni in cui è immersa. Senza dimenticare la corruzione che rende quasi impossibile credere ancora nell’esistenza di ideali realmente sani, nobili. Un’analisi cruda, spietata che non risparmia di metterne in luce problematiche e limiti: per citarne uno, il forte maschilismo ancora predominante (non è un caso se la scrittrice sceglie di dar voce a una Premier donna). Fino ad arrivare a esplorarne le tendenze e i fenomeni più attuali: su tutti il crescente euroscetticismo, sostenuto dal dilagare di movimenti populisti nei maggiori Paesi Ue.
Insomma quella P, scritta sempre in maiuscolo ad indicare il “palazzo”, non è casuale e rivela di un autrice, Diana Çuli, che è anche giornalista e politica: anime che finiscono inesorabilmente per riflettersi nell’opera. Una fredda fotografia del reale a cui fa da contraltare il calore delle minuziose descrizioni di usi, costumi e attrazioni dei Paesi dell’area balcanica che Beti ha modo di visitare nei suoi viaggi per il progetto Unesco. Berat e il suo castello, la Valle delle rose, Skopje, Arbanasi: monumenti storici, suggestivi scorci paesaggistici e persino leggende, come quella sulle montagne che vegliano il fiume Osum, a Berat. Più che pagine, vere e proprie cartoline che raccontano di territori capaci di sorprendere e di comunità non ancora così conosciute come meriterebbero. “Assassinio nel Palazzo del governo” è anche questo: è la voglia di saperne di più, di scoprire un’area che ha da dire molto più di quanto si possa pensare.
Diana Çuli – Assassinio nel palazzo del governo
Giulio Oliani