“Dare e avere” è il quarto capitolo che Novelli&Zarini dedicano al loro protagonista Michele Astengo, l’uomo dal Borsalino, il cappello portato da tanti grandi attori cinematografici. Gli anni aumentano e con gli anni anche i fili bianchi della barba, l’unica cosa che cala invece è il conto in banca. Finiti i benefici del caso Argentero, ormai il nostro è quasi agli sgoccioli in attesa di nuova linfa e quindi: cinghia stretta. Ex poliziotto, ex marito, riciclatosi a investigatore privato, gode del vantaggio di un ufficio di rappresentanza in un palazzo Doria Danovaro, ereditato alla morte di un munifico zio. Quindi Palazzo avito, sede di prestigio, dominata da fastosi stucchi d’epoca ma arredata con mobili stile Ikea. Eh, ah dimenticavo Astengo condivide l’ufficio con la bella Dalia, suo braccio destro e segretaria. Lei lo ama, cerca di scalfire la sua dura scorza, vorrebbe essere qualcosa per lui, magari mettere in piedi una relazione, ma lui la ignora crudelmente. Preferisce vegetare in una vita volutamente avulsa da inutili complicazioni, tipo quelle che considera rischiose, di cuore. Vivacchiare pigramente insomma. Stavolta è immerso in un calma quasi piatta neppure rotta da qualche inchiesta di routine. Rifiuta con sdegno persino i tentativi di Delia di incastrarlo a tradimento con una esotica atmosfera di tango e il dono di una rosa rossa. Ma, anche se Astengo non lo sa, alcuni punti fermi della sua vita stanno per cambiare. La sua abulia verrà forzosamente scossa a seguito di un tragico e spaventoso fatto di cronaca, un drammatico ed esibizionistico suicidio avvenuto a pochi passi dal suo ufficio in Salita San Matteo e che, in poche ore, è diventato virale sull’web. Brutta storia e di cui dovrà in una certo senso occuparsi, sia pur indirettamente, quando un certo Gilberto Ruggeri, un facoltoso e importante imprenditore locale che, vedi un po’, era anche zio del suicida, gli dà l’incarico di recuperare alcune carte private in uno schedario all’interno della sede centrale del Credito Navale Genovese, antica e rinomata banca cittadina. Un incarico tutto meno che facile per Astengo, soprattutto perché dalle informazioni raccolte dal fido Corrado, l’implacabile divoratore di focaccia, ci sono diverse zone oscure nelle operazioni di quella banca. Dovrà dare spazio all’attore che c’è in lui e intraprendere un’operazione di avvicinamento e di contatto sotto falso nome. Ma Michele Astengo, che è andato imprudentemente a infilarsi nelle fauci del leone, si troverà invischiato in un diabolico meccanismo quasi a orologeria. Perché la vita di tanti imprenditori finisce in rovina dopo essere diventati clienti della Cre.Na.Ge? Cosa c’è sotto? Una serie di morti sospette e dubbi e strane sensazione invadono la mente di Michele Astengo mentre la Genova che conta, quella che non rifugge davanti al male, si mette in maschera rivelando la bassezza di intrighi criminali. Persino il rapporto con Dalia, la sua assistente, svolta verso inattesi sviluppi, assumendo caratteristiche inquietanti. Come al solito. Michele Astengo finisce con il trovarsi nel bel mezzo di un gioco più grande di lui, preso di mira, coinvolto in un qualcosa di talmente pericoloso, da rischiare la vita. La sua lente mette a fuoco atti criminali, sotto l’egida di poteri forti. Ora Astengo si sente punto nell’orgoglio. Deve sbrogliare il caso e, senza remore va avanti per la sua strada anche se questa indagine, corredata da un malefico condizionamento impostogli, porterà Astengo sull’orlo del baratro. Meno male che ha mantenuto ancora amichevoli rapporti di collaborazione, conditi dal rituale l’appuntamento per le trofie al pesto, con il vecchio collega Bozzano. Ha ancora un “Santo” nella polizia e un Santo che per di più si avvale dell’aiuto di una rossa e quasi fantascientifica, agente Salamandra. Ambientazione: cornice e palcoscenico principali Genova e i suoi misteriosi segreti. Bella, intensa, affascinante e colorita quanto basta, se messa sotto scacco può avvilupparti in minacciose spire mortali. Stavolta Novelli e Zarini hanno regalato al loro emblematico personaggio movenze e avventure costruite alla grande con lo stile e il metodo narrativo del grande Sergio, Alan D. Altieri. Insomma una specie di spinoff e un omaggio speciale che incuriosisce, intriga e diverte. Tormentone di Astengo, che anche in Dare e avere s’infila di prepotenza nella narrazione e sembra perseguitarlo è il “cinese”, il dirimpettaio, lavoratore indefesso che ogni giorno spia attraverso la finestra del suo ufficio. Astengo non sa cosa faccia esattamente, vorrebbe a ogni costo trovargli una connotazione precisa, ma ormai non può più fare a meno di lui, è diventato parte integrante del panorama della sua vita.
Dare e avere – Andrea Novelli, Gianpaolo Zarini
Patrizia Debicke