Uomini che odiano le donne, recentemente pubblicato da Marsilio, è un caso internazionale. Un noir che sta riscuotendo molta attenzione. Abbiamo incontrato Jacopo De Michelis, editor della casa editrice veneziana, per cercare di capire il perché di tale successo.
Marsilio ha recentemente tradotto il primo romanzo di Stieg Larsson “Uomini che odiano le donne” prima parte di una trilogia che sta riscuotendo un successo ovunque. Come mai secondo te?
Si tratta semplicemente del più importante autore giallo-noir emerso in Europa nel nuovo secolo. So che può apparire un’affermazione azzardata e presuntuosa, ma non è così. Di esserlo, Stieg Larsson lo ha già confermato nei fatti. Le dimensioni del caso editoriale rappresentato dalla Millennium Trilogy hanno infatti del clamoroso: in corso di traduzione in 24 paesi, oltre quattro milioni di copie finora vendute in Europa, e le cifre aumentano di giorno in giorno man mano che escono le nuove edizioni, recensioni entusiastiche ovunque. In Svezia, paese di 9 milioni di abitanti, i romanzi della trilogia hanno venduto oltre due milioni di copie; in Francia, dove è stata proclamata “serie poliziesca del decennio”, già mezzo milione di copie, e i tre libri tutti nei primi dieci posti della classifica di narrativa. Ora i romanzi di Stieg Larsson si preparano a sbarcare in Gran Bretagna (a fine gennaio), in Spagna (a marzo) e negli USA (in ottobre, pubblicati da Knopf che ha sborsato oltre 200.000 euro per aggiudicarsi i diritti), preceduti da articoli osannanti.
Per quanto riguarda l’Italia, Uomini che odiano le donne, il primo romanzo della trilogia, dopo un paio di mesi è già alla terza edizione e a circa 15.000 copie vendute, e già ci sono critici che parlano di “capolavoro”. Ma siamo solo all’inizio…
Quali sono secondo te gli ingredienti vincenti dei libri di Stieg Larsson?
Credo sia un’alchimia di elementi diversi, non tutti facilmente definibili: in primo luogo, nella migliore tradizione del poliziesco scandinavo, Uomini che odiano le donne è un thriller sociale, che denota una grandissima capacità di analisi e penetrazione della società contemporanea, svedese ed europea; c’è poi l’originale struttura narrativa: si tratta di un grandioso omaggio ai classici enigmi della camera chiusa, dove a fare le veci della stanza c’è un’intera isola; e ci sono personaggi magnificamente caratterizzati, vivi e umanissimi, a cui non si può fare a meno di affezionarsi, in particolare la protagonista femminile, la giovane hacker disadattata Lisbeth Salander, una sorta di Pippi Calzelunghe punk che è uno dei più bei personaggi dell’intera narrativa poliziesca. Ma la cosa più importante è che si tratta di una macchina romanzesca implacabile: è un diesel, ci mette un po’ a carburare, ma quando arriva a pieni giri ti inchioda letteralmente alle pagine finché non hai terminato la lettura (il che avviene a pagina 676!).
Anche la vicenda dell’autore ha qualcosa di noir: è scomparso proprio mentre il suo caso editoriale scoppiava…
E’ il tragico risvolto umano della fortunatissima vicenda editoriale di Larsson, che è purtroppo improvvisamente deceduto a cinquant’anni poco dopo aver ultimato la sua trilogia, di cui non ha fatto a tempo a vedere una sola copia stampata. Larsson era un giornalista impegnato, che faceva giornalismo di denuncia in modo molto coraggioso, e aveva scritto i romanzi della Millennium Trilogy sperando che gli garantissero una serena pensione.
La vostra casa editrice punta molto sul giallo svedese. Il noir si è trasferito al nord?
In effetti abbiamo avuto la fortuna e la bravura di acquisire per l’Italia la maggior parte dei migliori autori giallo-noir svedesi, a partire da Mankell per arrivare fino a Stieg Larsson, una scuola che negli ultimi anni si è affermata come la più ricca e vitale nell’ambito della narrativa di genere europea, lanciando numerosi autori al successo internazionale e dimostrandosi la più capace a cogliere ed esprimere le inquietudini delle società europee. Oltre ai già citati, nel catalogo Marsilio ci sono per esempio Asa Larsson e Leif GW Persson, entrambi assai interessanti, ma ci tengo a segnalare in particolare un altro nome, quello di John Ajvide Lindqvist, che si sta affermando in un genere inedito per la Scandinavia, l’horror, ma declinato in maniera estremamente originale e raffinata. Dopo Lasciami entrare, splendida storia di vampiri da cui è stato tratto un film che verrà presentato in anteprima a fine gennaio al Goteborg Filmfestival, ad aprile-maggio pubblicheremo L’estate dei morti viventi, in cui come il titolo lascia intuire Lindqvist rivisita a modo suo il mito degli zombie.