Il romanzo di Claudio Gianini fa selezione immediata dei lettori, è un libro difficile e coraggioso che pretende attenzione e disponibilità a farsi trasportare in una terra di confine narrativo sospeso tra contingenze umane e mondo soprannaturale.
Marco Trevis, tormentato colonnello a capo di un reparto speciale, redige un diario esistenziale che si distacca nettamente dalle consuete e a volte un pò abusate schermaglie tra banditi e tutori della legge.
Una Milano grigia e piovosa, quasi uno specchio fedele dell’animo del protagonista, ospita una storia a tinte forti, caratterizzata da oscuri presagi, misteri inspiegabili che hanno a che fare con un mondo fantascientifico dominato da forze superiori e aliene che tiranneggiano il genere umano.
L’autore ha probabilmente cercato di trasporre un’angoscia tangibile dei nostri anni e un senso di disorientamento culturale e ideologico, nell’idea che un gioco divino e imperscrutabile manovri le nostre vite , prive ormai di senso e prospettive future.
Trevis è un uomo solo, spiritualmente allo sbando, che si riconosce ormai solamente nel ruolo che professionalmente ricopre, dando ordine e consequenzialità alla sua vita spezzata, impossibile da interrompere eppure così difficile da far scorrere.
Cadaveri di personalità eccellenti, accomunate dall’anno e dal mese di nascita, vengono ritrovati con cadenza impressionante decapitati o con il cranio forato.
Questi pochi elementi daranno l’avvio ad un indagine strana, priva di reali successi, creando nel lettore una morsa intellettuale che non si allenterà nemmeno quando si diraderanno le nebbie del mistero.
Nessun progresso investigativo per il quale gioire, nessun eroe buono per il quale parteggiare, una spessa coltre di angoscia copre ogni azione umana vanificandone impegno e tempestività
Il personaggio di Marco è delineato con cura, senza tralasciare nessuno dei suoi incubi ricorrenti, scandagliandone con ossessiva lucidità ogni antro esistenziale, perchè il lettore entri nel suo mondo e nella sua attività, una situazione immobile la sua, senza speranza, senza amore, e soprattutto senza consolazione.
Attorno al protagonista un mondo inospitale, privo di sentimenti veri e di scrupoli; anche le protagonisti femminili si bruciano sulla fiamma viva dei rimpianti e delle fragilità di Marco, assumendo un ruolo di spalla che esalta la solitudine e il destino crudele del protagonista.
Cenni di fantascienza e accurate ricerche scientifiche rendono metallica la narrazione, e soprattutto danno credibilità ad una storia che se raccontata con leggerezza sarebbe scaduta nell’inganno malevolo e ruffiano al lettore.
Una domanda esistenziale fondamentale ricorre per tutto il romanzo: fino a dove è consentito arrivare alla scienza?
Quali sono i limiti etici e morali accettabili perchè la natura non si ribelli al nostro delirio di conoscenza?
Marco Trevis ha assoluta dimestichezza con i limiti, soprattutto con quelli della sofferenza, perchè la vita lo ha costretto a sopportare giorni cupi e disperati.
La scienza potrà clonare, modificare, fortificare la razza umana o cancellarla, ma l’autore avanza una velata riserva sul fatto che possa nei fatti metterla al riparo dall’imprevisto dell’imperfezione, che potrà essere di natura tecnica, chimica o, molto probabilmente soltanto emotiva.
Un libro interessante e originale, molto cupo, e fortemente interlocutorio.
Nemmeno Dio
Alessandra Anzivino