Piero Soria, scrittore, giornalista e sceneggiatore vive a Torino. E’ in pensione ma continua a collaborare con La Stampa con recensioni e articoli per l’inserto letterario del sabato Tuttolibri.
Ospite per il secondo anno della manifestazione Grinzane Piemonte Noir a Orta, č tornato sull’isola di San Giulio a trovare la badessa del convento di clausura che aveva conosciuto l’anno scorso e della quale nel frattempo č diventato amico.
Il suo interesse per le suore, che sono state anche protagoniste di alcune delle sue storie non ha una ragione particolare, le suore lo incuriosiscono come potrebbe incuriosirlo qualsiasi altra persona intelligente, qualsiasi sia la sua professione.
Quest’anno ha un buon motivo per essere orgoglioso: č stato tra i primi in Italia a recensire e ad apprezzare gli scrittori americani premiati, Kathy Reichs e Barry Eisler e finalmente ha l’occasione di conoscerli di persona.
Il libro (di un altro) che avresti voluto scrivere e il libro (tuo) che NON avresti voluto scrivere
Avrei voluto scrivere « Il giorno dello sciacallo » di Frederich Forsith, sono contento di aver scritto tutti i miei libri.
Sei uno scrittore di genere o scrittore tout court, perché?
Sono uno scrittore tout court, perché quello che non si capisce č che noi torinesi usiamo il genere giallo come scusa. Mettiamo il morto nelle prime pagine, la soluzione nell’ultima e in mezzo raccontiamo di tutto con la voglia di fare conoscere alla gente la nostra cittŕ e i nostri posti.
Un sempreverde (libro) da tenere sul comodino, una canzone da ascoltare sempre, un film da riguardare…
Sul comodino niente, non mi piacciono le riletture.
Alice non abita piů qui, di Martin Scorsese, come film e come colonna sonora. Dato che ho viaggiato in America in lungo e in largo, per me č una guida. Anche Butch Cassidy, di George Roy Hill per la musica.
Si puň vivere di sola scrittura oggi?
No assolutamente, per due motivi: finanziario e se vivi di scrittura diventi carcerato. Il giornalismo č stato per me lo stipendio fisso, mi interessano e divertono altre cose, viaggiare, scrivere film e scrivere per la radio.
Favorevole o contrario alle scuole di scrittura creativa? Perché?
Contrarissimo, uno o ce l’ha dentro o non imparerŕ mai. Sono arrivato a compiere 35 anni di giornalismo, dove scrivere č un mestiere.
Tu hai visto la trasposizione cinematografica di un tuo libro: che effetto ti ha fatto? E’ vero che nel passaggio fra la carta e la pellicola si perde qualcosa o no?
Dal mio libro « Colpo di coda » č stato tratto un film.
Il film era bello ma non aveva niente a che fare con il libro. Non importa, sono proprietario solo di quello che faccio io.
Se il regista č bravo non perdi niente, riesce a riprodurre tutto. Il libro e il cinema sono linguaggi differenti, non comparabili. L’autore del libro puň dire se il film gli piace ma non compararlo.